DANTE, “COMICO” DELL’ ARTE POETICA

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ElioGermano_NicolaPiovani_DanteRicorrono i settecentocinquant’anni dalla nascita del sommo poeta (1265-1321). In un modo o nell’altro quell’Italia da lui definita “serva” –che ancora è “in una selva oscura!- cerca di celebrarlo alla meglio, asservita com’è alla corruzione dilagante e ai poteri d’ogni risma. Italia dei dis-valori o dei valori sommersi o dei massimi valori (artistici, culturali, paesaggistici e che altro?) defraudati e deprezzati. Dove, se capita, accade di ricordarsi pure delle antiche glorie. Benigni, tornato alla carica con Dante (su Rai5 e altrove, live), a dire il vero comincia a stuccare. Gli riconosciamo il merito divulgativo ed anche attualizzante, ma non abbiamo mai sostenuto il tono e lo spirito inadeguatamente “comico” delle sue letture-interpretazioni, da  commedia aristofanesca più che dantesca. In Dante, infatti, il comico riguarda lo stile, popolare sì ma non ridanciano pur non mancando al poeta una sottile, talvolta amara ironia.

MATURITA’ ANCORA LOR VAN CERCANDO…

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maturitaMentre si continua a discutere, vanamente, della riforma scolastica, sindacati lancia in resta contro Renzi e governo, proprio loro –i sindacati- che in tanti anni non si sono mai posto il problema della riforma né della riqualificazione della scuola, della formazione e aggiornamento dei docenti né si sono sognati di alzare gli scudi contro la Moratti e la Gelmini –almeno in maniera così “rivoluzionaria”-, siamo giunti alla milionesima edizione degli….esami di Stato già di “maturità”. E’ cambiata la denominazione, comprensibilmente: la maturità non dura una vita, ad essa segue la vecchiaia e la decrepitezza! Quindi, “di Stato” visto che di esso si parla fin dalla metà dell’Ottocento (la primissima riforma dell’ordinamento scolastico firmata da Gabrio Casati, 1859-60). Fanno tenerezza questi giovani che, ci credano o no, si apprestano con una certa emozione ed apprensione ad affrontarli.

UN PENSIERO FUNESTO: SALVINI

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salviniSalvini o della saturazione ad impossibilia. Patty Pravo cantava “Pensiero stupendo”, noi siamo afflitti ed ossessionati da un pensiero funesto. Lui, l’omaccione leghista, con i marroni idealmente pendenti dai lobi a mo’ di virtuali orecchini (da pirata), in bella mostra unitamente alle sue famigerate felpe (purtroppo già fanno tendenza); che magari gli stilisti emuleranno, esaltandole, alle prossime sfilate di Pitti-Uomo. In tal caso, verrebbe “traghettato” nell’isola della moda (!). Personaggio pirandelliano suo malgrado (dubitiamo sappia di quel grande, siculo e non padano), Salvini è una maschera grottesca, quella di un “uomo dal fiele in bocca” (allusione alla commedia “L’uomo dal fiore in bocca” cioè un tumore), che sentenzia per emigranti e rom metodi ed interventi inaccettabili per debellare il cancro terribile che li attanaglia (sfruttamento, emigrazione, massimo degrado). Al quale se è obiettivamente difficile far fronte anche per le irresponsabilità dell’Europa, tuttavia non può giustificarsi la mera constatazione del problema e la liquidazione sommaria di esso.

“SAN GIOVANNI DECOLLATO”

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Di-Giorgi-ultimo-spettacoloIl celebre dipinto del Caravaggio, che gli fece guadagnare l’onorificenza dei Cavalieri di Malta (dove si trova la tela), è un paragone troppo illustre rispetto al personaggio di riferimento, il sindaco Giovanni Di Giorgi, sfiduciato dal Consiglio Comunale di Latina (PD, Forza Italia), ma basti a rendere l’idea. Sotto certi aspetti si prova per lui un sentimento analogo a quello provato per il Don Abbondio manzoniano, un sentimento misto tra la riprovazione e l’indulgenza per la sua debolezza, il suo essere e non essere. A dire il vero, all’origine, egli non era molto convinto di mollare la Regione per candidarsi a sindaco. Berlusconi, la Polverini lo forzarono e sponsorizzarono con forza. Lui cedette divenendo inevitabilmente un vaso di coccio tra le proverbiali botti di ferro. Né trionfante né consapevole si avventurò illuso di poter navigare a vista in acque tempestose ed avvelenate. Evidentemente è stato travolto dalla sua im-becillità (etimologicamente in=non-baculum=bastone: senza bastone, dunque, malfermo), dalla sua scarsa cognizione politica.

Ansa

SKY TG24

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