MILANO ALL’ALBA VINCERA’!

Pubblicato da Giorgio Maulucci. In Dai blogger

expo_scontriQuando si rimane senza parole, delle due una: si è esaurito l’argomento; si è avuto un “arresto cardiaco” come nel caso della bestiale strage di Milano, il primo di maggio, primo giorno della Expo. Due avvenimenti che, per una malaugurata coincidenza, riflettono la contraddizione endemica di un paese in cui convivono una straordinaria bellezza ed una politica di ordinaria follia. Un’Italia bifronte, quindi, inquietante. Dove continua a dominare la chiacchiera, la retorica delle stigmatizzazioni, delle accuse reciproche, delle recriminazioni a posteriori (di fallimenti o tragedie evitabili); la ricerca di assurde giustificazioni, di riparazioni ed inconcludenze spesso ridicole o penose. Non ce la facciamo più a sentirli, a vederli questi  Soloni logorroici e senza credito, da mane  a sera, tutti in fila a speculare ed offendere il buon senso comune e con esso la democrazia.

NEL 70° DELLA LIBERAZIONE MILANO “RESISTE” A ROMA

Pubblicato da Giorgio Maulucci. In Dai blogger

Cozzolino_MaulucciAbbiamo scritto del 25 Aprile 2015 prendendo le distanze da ogni retorica rimembranza. Per convinzione ideologica e storica oltre che per il rispetto delle lotte e dei morti in nome e difesa della democrazia e della libertà. Abbiamo idealmente partecipato (di passaggio) alla sempre emozionante e sentita manifestazione che si svolge puntualmente, ogni anno, nel luogo deputato della Resistenza romana (Piramide/P.le dei Partigiani), con tanta gente vera e tante bandiere, autenticamente popolare. Nella stessa mattinata abbiamo seguito, in diretta televisiva, la cerimonia tenutasi nello storico e glorioso Piccolo Teatro di Milano, in serata, quella in piazza del Quirinale (a Roma), momenti e cerimonie diversi tra loro per stile e contenuti. Il Piccolo Teatro fu fondato nel 1947 da Paolo Grassi e Giorgio Strehler proprio nel nome della Resistenza, di cui Milano divenne  subito la sede principale delle centrali politiche che l’hanno diretta come attesta la lapide a tutt’oggi visibile sulla facciata del teatro. A quella data la città non aveva ancora sanato le ferite inferte nel quinquennio bellico.

25 Aprile 2015

Pubblicato da Giorgio Maulucci. In Dai blogger

festaliberazione2015Non si devono né si possono dimenticare gli orrori del nazismo e le nefandezze del fascismo. Tanto meno può dimenticarsi quanto sia costata la lotta per conquistare la democrazia e la libertà. Ma la storia non insegna mai abbastanza. Montale scrive che “La storia non è magistra / di niente che ci riguardi. /Accorgersene non serve / a farla più vera e più giusta”. Nel suo sarcastico pessimismo ha ragione poiché le atrocità continuano, si susseguono e si moltiplicano. Non solo con le stragi del mare, che sembra essere divenuto il lager o campo di sterminio del XXI secolo, ma anche di terra (terrorismo islamico, Isis etc.). Stragi umane, causate non già da un destino crudele, ma sicuramente da un disegno distruttivo. Non paragonabili, certo, alla efferatezza folle del nazismo nei confronti degli  ebrei, ma che devono comunque essere imputate alla sempre insensata e mai risolutiva guerra.

NANNI MORETTI, UNIVERSALMENTE AUTOBIOGRAFICO

Pubblicato da Alessandro Cozzolino. In Dai blogger

nanni-morettiCon l’ultimo film -“Mia madre”- Moretti ci consegna la sua identità più matura e sincera, senza infingimenti ideologici presentandosi come una “maschera nuda” (magari lui, a Pirandello, non ci avrà pensato, ma il collegamento con una delle sue più commoventi novelle, Colloquio con la madre morta, viene spontaneo).  Un film in cui la ragione e il sentimento confliggono senza escludersi nel senso che ti mostra la vita quale è, infinitamente variegata, che può gratificarti (nel lavoro, negli affetti) ma anche crudelmente insultarti. Che ti obbliga, per amore o per forza, a rassegnarti all’evidenza del dolore o delle sconfitte; a confessare con orgoglio o con umiliazione di aver vissuto. Nel film c’è la formazione culturale di Nanni Moretti (padre docente universitario, madre professoressa di Latino e Greco, al Liceo Classico “Visconti” di Roma), la passione per il cinema, per la politica (le lotte operaie); il superamento dello snobismo intellettualistico (di sinistra) e, quindi, la consapevolezza di chi, attraverso l’esperienza e la cognizione del dolore, ha imparato a distillare il succo di una rara e salutevole saggezza. “Quando si è vecchi tutti ti prendono per scemo senza sapere, invece, che la vecchiaia ti fa capire di più. Perché pensi”. Lo dice la madre, inchiodata dall’inizio alla fine del film nel letto di un ospedale salvo gli ultimi giorni quando, ricondotta a casa, morirà. Una straordinaria Giulia Lazzarini, che Moretti ha avuto la sensibilità ed intelligenza di esaltarla quale grande attrice di teatro (strehleriana), dialogante o monologante, in ogni più segreta variegatura e sfumatura espressiva, umanissima e vera nel rendere la dolorosa sofferenza della malattia e della morte soffusa di una tenera, dolce mestizia.

Ansa

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