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Via Monte Lupone: ancora degrado nel terreno comunale

Pubblicato da Alessandro Cozzolino. In Uncategorized

Ancora problemi di abbandono e degrado in Via Monte Lupone.

«Questa mattina siamo stati sul luogo e abbiamo registrato la situazione di criticità: l’erba è alta quasi un metro e mezzo proprio a ridosso delle abitazioni con i conseguenti pericoli per animali che si annidano tra l’erbacce e i rischi per i bambini che giocano in quell’area». Il consigliere comunale del Partito democratico Alessandro Cozzolino torna ancora una volta in Via Monte Lupone dove già questa estate, grazie alla sua segnalazione, era riuscito a far liberare il terreno, di proprietà comunale, da una discarica abusiva. In quell’area, infatti, qualcuno aveva abbandonato impunemente materiali di risulta di un cantiere che l’amministrazione lasciava marcire con grave pericolo ambientale. Solo grazie all’intervento del consigliere c’è stato l’intervento del Comune.

«In quell’area – ricorda il consigliere del Pd – sarebbero dovuti esserci un marciapiedi, un parcheggio e un’area verde a disposizione dei residenti; il Comune, che aveva rilasciato le licenze di costruire in base a un accordo che prevedeva la riqualificazione di quell’area, non ha mai vigilato che queste opere fossero realizzate».

E invece in Via Monte Lupone non c’è nessuna opera qualificante, e il tutto nella completa indifferenza dell’amministrazione che latita anche nella manutenzione dei terreni di sua proprietà che restano alla mercé di chiunque voglia approfittarsene.

«Il Comune di Latina continua a lasciare nell’oblio tutte le aree periferiche – conclude Cozzolino – noi chiediamo invece un’inversione di rotta: ci vuole più attenzione per chi vive in periferia e nei borghi con una particolare considerazione delle aree verdi che sono parte integrante del tessuto urbano e che fanno il punto qualificante della qualità della vita in una città»

Maggioranza confusa sugli ecopunti

Pubblicato da Alessandro Cozzolino. In Uncategorized

«Nonostante il regolamento per il sistema premiante degli ecopunti sia stato già approvato il commissione bilancio, la commissione ambiente sta lavorando a una nuova bozza di regolamento». Il consigliere comunale del Partito democratico Alessandro Cozzolino ha partecipato questa mattina alla seduta di commissione ambiente, di cui è componente, e ha assistito a una maggioranza confusa che non riesce a trovare la quadra sulla questione degli ecopunti, che permetterebbero sconti notevoli sulle bollette dei rifiuti ai cittadini di Latina. «Gli interventi dei singoli consiglieri vanno in contrasto – spiega Cozzolino – e dimostrano che sull’argomento non c’è nessuna informazione né condivisione nella maggioranza del sindaco Di Giorgi».

Qualcuno infatti vorrebbe che gli ecopunti valessero solo per i rifiuti ingombranti, mentre sul prospetto sono compresi anche altri tipi di rifiuti speciali come medicine o pile. Un altro esponente della maggioranza vorrebbe assegnare ecopunti a chiunque si presenti all’isola ecologica, a prescindere dalla differenziazione dei rifiuti, solo per il “disturbo” di aver raggiunto la struttura. Qualcun altro sottolinea invece che andrebbe premiato chi differenzia bene.

Caos anche sulla questione delle tessere, già comprate dalla Latina ambiente, che qualcuno vorrebbe archiviare senza mai averle utilizzate in favore delle tessere sanitarie.

«La nostra idea è chiara – afferma il consigliere del Pd -: va subito utilizzato il sistema degli ecopunti per premiare con gli sgravi delle bollette chi differenzia, chi differenzia meglio e accumula punti  per avere sconti su quanto dovuto».

Il regolamento passato in commissione bilancio era stato possibile solo grazie ai voti dell’opposizione perché la maggioranza in quella occasione si era astenuta per non accentuare la frattura già evidente con la Lista Cirilli – in cerca di primogeniture –  che aveva fatto ostruzionismo.

«Questa maggioranza si ritrova ancora una volta costretta a rincorrere il Partito democratico su un tema importante per la città – conclude Alessandro Cozzolino – fanno un regolamento diverso cercando di affossare quello già pronto per poi concedere sconti minimi ai cittadini. Sembra una delle tante manovre spot dell’amministrazione Di Giorgi. Noi insistiamo sulla strada già tracciata: si porti in consiglio comunale il regolamento per gli ecopunti già approvato e pronto per essere messo a disposizione della Latina ambiente. Così dal primo gennaio i cittadini potranno usufruire del sistema premiante».

Le due mosse che svelano chi è Renzi

Pubblicato da Alessandro Cozzolino. In Uncategorized

Articolo pubblicato su “La Stampa” di Luca Ricolfi

A Matteo Renzi, ultimamente, vengono rimproverate un mucchio di cose, ma soprattutto una: la tendenza a glissare sui contenuti, sulle proposte programmatiche, sulle cose concrete che farebbe se diventasse presidente del Consiglio.

Pochi giorni fa, ad esempio, sul «Corriere della Sera» Antonio Polito lo ha invitato a prendere posizioni precise su nove punti, fra cui alcuni della massima importanza (ad esempio: come farà a ridurre il debito pubblico di 400 miliardi in soli 3 anni?). Renzi, nella risposta, svicola con un espediente retorico: «Se rispondo punto per punto mi accuseranno di essere rimasto fermo al tempo in cui partecipavo ai telequiz».

Anche nel discorso di Verona, in cui annuncia la sua candidatura a premier, liquida quasi con fastidio l’idea di doversi soffermare sui programmi, definiti un po’ spregiativamente come «lista della spesa». E rimanda gli appassionati di contenuti a una «bozza di programma on line», aperta alla discussione. Come dire: se proprio volete annoiarvi, trovate tutto lì.

Finora questa reticenza di Renzi aveva lasciato perplesso anche me. Poi però ho deciso di ascoltare tutto il suo discorso (disponibile su YouTube), dalla prima sillaba all’ultima, e vi devo confessare che mi sono ricreduto. Perché dentro un discorso ci possono essere passaggi che non incontrano il tuo gusto, o giri retorici che preferiresti non sentire, però alla fine – se chi parla sa parlare, e Renzi indubbiamente sa parlare – il senso generale del messaggio emerge. E il senso del messaggio di Renzi è chiaro, molto chiaro.

 E’ chiaro sul piano politico, innanzitutto. Renzi sta occupando, con un coraggio e un’energia incommensurabilmente superiore ai suoi predecessori, lo slot che – a suo tempo – hanno provato ad occupare i rappresentanti delle correnti liberali e riformiste del Pd, i vari Veltroni, Morando, Ichino, Letta, Chiamparino, Rossi, lo stesso Bersani quando non giocava da segretario del Pd ma da ministro delle Liberalizzazioni, le famose «lenzuolate». Con la fondamentale differenza che Renzi ci prova, a sfidare la maggioranza del suo partito, mentre nessuno degli altri lo aveva fatto finora (Veltroni perché la segreteria del Pd gli è stata gentilmente offerta, gli altri per motivi che ignoro). La differenza di metodo è fondamentale, perché con Renzi la posta in gioco non è di conquistare o mantenere una piccola voce in capitolo nelle scelte del partito, ma di spostare il Pd su posizioni di sinistra liberale. Un’impresa meritoria, ma che a mio parere si scontra con un dato di fatto: finora la base del Pd è sempre stata più vicina a Vendola che ad Ichino, e lo stesso Bersani è decisamente meno radicale dei militanti che lo appoggiano.

Ma non c’è solo il posizionamento politico, che riprende quasi tutte le idee-chiave della sinistra liberale in campo economico: meritocrazia, meno tasse sui produttori, spending review, semplificazioni burocratiche. La novità fondamentale di Renzi sta, a mio parere, in due mosse che nemmeno la sinistra liberale ha finora compiuto fino in fondo. Due mosse che non stanno sul piano dei programmi e delle cose da fare, ma che vengono prima, e forse spiegano perché, in questa fase di stato nascente, il racconto, la narrazione, i temi identitari la facciano da padroni, e lascino i programmi un po’ sullo sfondo.

La prima mossa è nell’analisi della crisi in cui siamo tuttora immersi. Nel discorso di Verona sono del tutto assenti gli accenti vittimistici sulla questione giovanile, e c’è un’idea della crisi come fatto epocale, come «trasformazione definitiva del nostro modo di vivere», che ci invita anche a cambiare i nostri comportamenti, con una rivalutazione dei doveri, dell’impegno, del sacrificio. C’è la gratitudine alle generazioni passate per il benessere che hanno saputo costruire, ma c’è anche il sospetto che la «prospettiva di benessere» che le nuove generazioni hanno ereditato sia «forse persino eccessiva». Di qui la pulce nell’orecchio ai suoi coetanei: «Non vorrei che il troppo avere ci abbia fatto dimenticare il nostro essere».

Ma c’è anche una seconda mossa, che rende Renzi indigeribile non tanto alla base del suo partito, ma più in generale alla cultura di sinistra di matrice sessantottina. Qui, nonostante tutto, sopravvive ancora l’idea che la politica sia una missione etica, che la sinistra rappresenti la parte migliore del Paese, che chi vota a destra possa essere mosso solo dall’interesse o dall’ignoranza. Su questo la rottura del sindaco di Firenze è totale e senza alcuna incertezza. L’appello di Renzi agli elettori del Pdl, prima che una mossa politica, è la conseguenza logica della sua analisi della società italiana e del suo atteggiamento verso gli elettori. E’ perché non pensa che gli «altri», i cittadini di destra, siano «la parte peggiore del Paese» che Renzi può concludere il suo discorso descrivendo la politica con parole come «leggerezza», «sorriso sulle labbra», «Voglia di non parlare male degli altri». Per lui è naturale, perché vede l’elettore di destra come una persona a tutti gli effetti, e non come un’entità malsana, da neutralizzare, combattere, o tutt’al più rieducare.

E il fatto che, sul versante di Bersani, questo passaggio sia letto in chiave strettamente politica, come un’incapacità di Renzi di rompere senza ambiguità con il berlusconismo, mostra solo quanto lunga sia la strada che la sinistra deve compiere per superare il complesso di superiorità che ancora l’affligge. Per il militante di sinistra medio è semplicemente inconcepibile che una persona che ha votato per Berlusconi possa essere una persona per bene. Per questo non capisce come se ne possa chiedere il voto. Per questo Renzi gli risulta letteralmente incomprensibile. E per questo, temo, la strada di Renzi dentro il suo partito sarà molto in salita.

Cozzolino ha scelto: Renzi

Pubblicato da Alessandro Cozzolino. In Uncategorized

“Renzi è il leader carismatico che per troppo tempo è mancato al centrosinistra e ha la grande qualità di essere chiaro in quello che dice e soprattutto coerente nel far seguire i fatti alle parole.” Esordisce così il consigliere comunale del PD Alessandro Cozzolino nel comunicare alla stampa la sua scelta nel sostenere come candidato alle primarie del Partito Democratico il sindaco di Firenze Matteo Renzi. “Ho seguito le proposte di Renzi, mi sono recato a Firenze per partecipare al Big Bang e alla Leopolda e ho potuto riscoprire quell’entusiasmo e quella genialità che possono ridare smalto al PD e portarlo alla guida del Paese. Molte persone comuni, non impegnate direttamente nel partito, o addirittura che alle scorse elezioni non ci hanno sostenuto sono pronte a darci fiducia se il sindaco Renzi vincerà le primarie.”

È un’occasione ghiotta e un ragazzo come Cozzolino, sempre tra la gente, che sente bene la pancia della città lo ha capito. “Basta ragionare con i soliti vecchi schemi, prima Margherita-DS poi Franceschini-Bersani e in generale ex democristiani contro ex comunisti. Sono delle definizioni vecchie che non mi sono mai sentito cucite addosso. Io sono un democratico della prima ora e non ho mai avuto la tessera né dei DS né della Margherita. Sono definizioni anacronistiche. Bisogna guardare avanti, avendo certo grande rispetto del passato, ma capendo che tante persone non si riconoscono più dentro alcuni recinti prestabiliti. Inoltre – continua Cozzolino – se il movimento cinque stelle, legato a Beppe Grillo è riuscito ad avere tanto successo il problema sta soprattutto in una politica che almeno a livello nazionale ha perso di credibilità. Matteo Renzi è la persona giusta per ridare dignità al PD e alla politica tutta.” Il consigliere PD sintetizza con una frase il perché del suo sostegno incondizionato al sindaco toscano: “Renzi dice ciò che pensa e fa ciò che dice.” Poi prosegue: “la sua credibilità e capacità gli deriva dai fatti, basta vedere quello che è riuscito a fare a Firenze in così poco tempo: ha risanato il bilancio di un’azienda pubblica comunale, dove molti avrebbero privatizzato lui è riuscito non solo a coprire i debiti, ma a trasformarli in utili. Ha aumentato l’area pedonale della città, creato un biglietto unico per i musei fiorentini superando mille problemi burocratici, digitalizzato moltissimi servizi (un esempio su tutti, i biglietti dell’autobus acquistabili con un semplice sms, via la carta e gli sprechi). Ha una giunta con più donne che uomini e ha dimezzato il numero degli assessori. Insomma, predica bene e razzola bene. Si sposta per Firenze solo in bici o in auto elettrica. È giovane e ha tante idee innovative che possono davvero ridare futuro a questo Paese.”

In conclusione Cozzolino pone l’accento su un concetto. “È il momento di una battaglia generazionale non più rimandabile. Certo il pronostico non ci è favorevole, ma questa volta non si possono fare calcoli e bisogna giocarsi il tutto per tutto.” Poi termina con un appello e una promessa “Chiedo a tutti coloro che hanno sempre sostenuto la necessità di un cambio di passo e di un ricambio generazionale di non farsi prendere da ideologie nostalgiche. L’occasione per realizzare questo obiettivo c’è e porta il nome di Matteo Renzi. La settimana prossima presenteremo il primo comitato, fatto di giovani capaci e di persone che provengono dal mondo dell’associazionismo. Sono convinto che questa sfida si possa vincere e ci riusciremo sfruttando a pieno la nostra credibilità e i moderni mezzi di comunicazione, internet su tutti.”

Ansa

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