IL RAGAZZO “VISIBILE” (DANNATO) di X. DOLAN, “INVISIBILE” (FAVOLOSO) di G. SALVATORES

Pubblicato da Giorgio Maulucci. In Dai blogger

giorgio_maulucciDissentiamo dalle valutazioni critiche, in genere, del quotidiano “La Repubblica”, in particolare riguardo a “Mommy” di Xavier Dolan e “Il ragazzo invisibile”di Gabriele Salvatores, due film accomunati dalla stessa problematica adolescenziale-giovanile (rapporto con la madre compreso), smodatamente realistico l’uno, criticamente favolistico l’altro. Scorrendo la colonna dei film in programmazione, notiamo che “Mommy” è l’unico contrassegnato da asterisco (ottimo) mentre il 90% degli altri, tra cui “Il ragazzo invisibile”, da quadratino (discreto), eguagliato a film insignificanti (specie italiani). A parte l’ingiustificato appiattimento, non sarà per un compiaciuto assenso  al trionfalismo socio-umanitario e psicotico modaiolo (redditizio al botteghino), specie quando trattasi di tematiche gay –vedi il super premiato e super valutato “La vita di Adele”- ? A noi i conti non tornano se non nel senso di una critica omologata o venduta. In quest’ultimo film Salvatores prosegue con coerenza un suo discorso iniziato con “Io non ho paura”, ripreso con “Nirvana”; un discorso psico-pedagogico incentrato sull’adolescenza, con una sensibilità ed una poesia che meritano attenzione.

“LA SCUOLA E’ BELLA”: BENIGNI PER L’ ISTRUZIONE PUBBLICA E TELEVISIVA

Pubblicato da Giorgio Maulucci. In Dai blogger

roberto-benigni-comandamentiBenigni ha fatto ancora centro. Pressoché esaurita la vena registica, ha capito che può darsi ai grandi classici, i quali sa leggere con intelligenza ed astuzia. Ha avuto il merito di divulgare Dante (ma la strada l’aveva egregiamente aperta Vittorio Sermonti con le sue letture pubbliche e radiofoniche), poi la Costituzione, ora i Dieci Comandamenti. Dovrebbe essere meno verboso e divagante, questo sì, per scongiurare il rischio di sconfinare nella retorica. Gradiremmo che rinunciasse all’ingresso saltabeccante e clownesco in palcoscenico, sempre lo stesso, uno stereotipo più che  un biglietto da visita; perfino il grande Chaplin, ad un certo punto della sua carriera, ha dismesso i panni del vagabondo Charlot.

NO MOMMY

Pubblicato da Giorgio Maulucci. In Dai blogger

Mommy-by-xavier-dolan-cannes-posterAncora una volta ci dispiace, ma siamo stanchi di stare ai “giochi” del Festival di  Cannes, che da qualche anno premia film discutibili con la pretesa di spacciarli per capolavori, per di più noiosi, pretestuosi o virtuosistici; d’avanguardia superata da un pezzo. Così è stato per la “Vita di Adele”  (Abdel Kechiche, Palma d’oro 2013), “Due giorni, una notte” (Fratelli Dardenne, Premio della critica 2014), ed ora per “Mommy” (Premio della Giuria 2014), per il quale si urla al miracolo del venticinquenne regista prodigio  Xavier Dolan. Largo ai giovani, sempre, ma attenzione a non considerarli prematuramente più maestri dei grandi maestri del cinema. A proposito delle onorificenze elargite a Cannes, non capiamo come mai  “Winter sleep” del turco Ceylan (Palma d’oro 2014) anch’esso sostenuto (tre ore buone) ma, vivaddio, di pregio, sia stato sottratto al pubblico dopo appena due settimane di programmazione a Roma  (una settimana al Nuovo Sacher, un’altra al Greenwich), negato ai circuiti della provincia, sparito dalla circolazione: complimenti alla distribuzione! Un film bellissimo, senza effetti sensazionali ma “socialmente utile”, intenso ed emozionante. A differenza di “Mommy”, che punta alla pancia e anche più sotto (per il peso) e perciò riservato ai palati assuefatti alle spezie e pietanze grasse. L’argomento del film è decisamente forte, una forza, però, di muscoli anziché di testa; artefatta e non d’arte.

IL VULCANO-ITALIA di G. PANNONE

Pubblicato da Alessandro Cozzolino. In Dai blogger

sul_vulcano“Sul Vulcano” di Gianfranco Pannone è l’ultimo documentario del regista pontino, presentato al Festival di Locarno, uscito nelle sale in questi giorni, tra cui l’Oxer di Latina, dove un folto pubblico l’ha accolto con un lungo applauso. Documentario e non affidandosi questa volta il regista ad una narrazione “drammaturgica”,  una storia italiana intessuta di belle, colte citazioni letterarie, lette da fini dicitori-attori tra i quali Toni Servillo; di atmosfere suggestive, spezzoni filmici d’epoca relativi alle eruzioni del Vesuvio, in bianco e nero: un contrappunto estetico-formale funzionale alla bella fotografia (a colori) del film. Siamo rimasti colpiti dal tocco o taglio poetico, che non tradisce l’indole e la formazione neorealistica di Pannone sia nella scelta degli attori presi dalla strada sia nel messaggio sociale e di denuncia dei guasti di un paese bellissimo, paradossalmente attanagliato dalla bruttezza. Le interviste si risolvono per lo più in essenziali monologhi-dialoghi. Il clima richiama per certi versi il Rossellini di “Paisà” e “Stromboli” vuoi per la componente documentaristica vuoi per la percezione attenta dell’anima del paesaggio e di un popolo. Di cui Napoli e il Vesuvio sono il simbolo della “filosofia” non solo napoletana ma italiana, che vale ad esorcizzare la paura, le tragedie, le crisi economiche e non; a rinviare salomonicamente a domani il problema.

Ansa

SKY TG24

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