Dalla Rai… alla Kai. Di G. Maulucci
Continuano le interessanti analisi di Giorgio Maulucci.
“In principio fu l’EIAR (Ente Italiano Audizioni Radiofoniche), gloriosa e vivificante, discreta e intelligente, dispensatrice di informazioni e cultura. Poi ci fu la RAI (Radio Audizioni Italia) indi Radio-Televisione Italiana, che introdusse una nuova epoca e segnò per gli italiani il passaggio dalla scuola “elementare” alla scuola “media”, una crescita culturale e artistica dovuta a produzioni indimenticabili: alfabetizzazione (Non è mai troppo tardi), prosa, varietà, inchieste, reportage, film cult etc. La radio comunque proseguiva indisturbata nella sua opera divulgativa e artistico-culturale aggiornando i programmi, evolvendosi al passo con i tempi. Insomma, una “scuola elementare” riformata a dovere, divenuta adulta a tutti gli effetti. Alla base di questo quadro d’autore, è il caso di dire, c’era la DC con pregi e difetti, evidentemente con buon discernimento. Quando finalmente arrivò il centrosinistra, un nuovo canale -la terza rete- si configurò subito come polo culturale per eccellenza. Che cosa è stato di quell’età dell’oro? Lo stesso declino seguito all’età augustea e cioè la decadenza inevitabile ed inarrestabile, fino al tempo presente in cui l’antico impero RAI-TV è stato inquinato, eroso dal nuovo impero berlusconiano. Un contenitore ibrido di merce varia, la Rai, tipo quei cassonetti della spazzatura rovistando nei quali è possibile trovare talvolta qualcosa di accettabile. Affollato da insopportabili “baroni”, da gente priva di competenze ma raccomandata –specie negli studi dei TG-, che negli anni ha scavalcato quanti avrebbero avuto pieni diritti e per competenze e per titoli. Intasata da programmi assurdi -culinari, canzonettistici, lotterie, arene da circo massimo-, che continuano ad addormentare le coscienze ed infestare il già degradato paesaggio televisivo. Ci chiediamo se abbiamo ancora bisogno di ciò e altre castronerie. E i bambini prodigio cantanti e non? Una volta c’era Lo zecchino d’oro, Il mago Zurlì riservati alla Tv dei ragazzi. Oggi le Clerici o le Carlucci, novelle fate turchine, impazzano a tempesta sbattendo in prima serata un’infanzia “adulta” per soddisfare un pubblico regredito ad un infantilismo imperdonabile. Per tutto questo si paga un canone. Più volte Berlusconi ha incitato a non pagarlo. Renzi, che non è come Berlusconi (sappiamo dei pro e contro il paragone), si prefigge di eliminare il “cassonetto” RAI, di svuotarlo di tutto il ciarpame; di ridurre per lo meno le anomalie, soprattutto gli sprechi; di equilibrare il canone. Non importa se per istinto o per lucidità politica. A proposito di emolumenti e superfetazioni vogliamo parlare di Fazio (a parte l’indennità speciale San Remo)? Fino ad un certo punto della sua carriera l’abbiamo seguito volentieri; fino a quando non era assurto al rango di “barone”. Poi abbiamo cominciato ad avvertirne la stanchezza, a subodorare l’ambiguità e il narcisistico compiacimento dell’uomo sempre giusto al posto giusto: il posto tv riservato ai pre-potenti. Attenzione a non confondere personaggi del genere con altri ben più insigni come Enzo Biagi, che per anni ha condotto una rubrica encomiabile per contenuti e stile. Altrettanto dicasi di seri professionisti (conduttori, presentatori, performer) che garantiscono un servizio intelligente ed utile alla pubblica opinione. Fazio è senz’altro professionale ma col passare del tempo si è lasciato irretire da più ruoli, assumendo i connotati dell’intrattenitore ammiccante e ambiguo, di un “cortigiano” a tout bon faire, un performer mancato. Di colui che sta in cattedra, ascolta il candidato (l’ospite di turno), lo fa parlare e alla fine lo congeda a pieni voti. Quanto all’estenuante duetto con l’insopportabile, petulante sacerdotessa (sempre quella!) a noi dà l’impressione di un chierichetto che a stento reprime l’eccitazione. E per secoli si procede così, pagando profumatamente (il cortigiano-chierichetto e la seduttrice). Non sarà da inserire nella lista dei tagli? Visto che per ora il “tempo che fa” è finito, ci auguriamo che non si ripristini un tempo morto e dispendioso. In Rai ci sono sprechi assurdi aggravati da assunzioni e/o promozioni-passaggi interni (studi e redazioni televisivi), in ragione di uno scatto di 500,00-1000,00 Euro minimo, che ovviamente vanno moltiplicati per buone decine di esemplari (sempre raccomandati). Dei sindacati non parliamo: scandalosi, da lunga data. Fatte salve certe figure carismatiche (Lama, Cofferati, qualche altro), ci conforta che finalmente i fatti diano ragione a certe nostre perplessità di ieri, a critiche e al rifiuto di oggi riguardo a “conventicole” per definizione corporative, colluse con la politica affarista, a loro modo clientelari; sempre strumentali al potere oltre che al tesseramento. I lavoratori? Merce di scambio. Le vere, importanti lotte le fecero i metalmeccanici, la vera “classe operaia”. I sindacati le appoggiarono, ci mancherebbe. La Camusso? Una Merker senza la K (con la C ) , che vuol dire una (e triplice) che fa bassa politica, negli interessi dei lavoratori altri. Nel ribadire che al momento siamo ancora trattenuti dall’assegnare a Renzi il massimo dei voti, non esitiamo ad alzargli la media (del profitto) se davvero riuscirà ad intervenire a dovere sulla Rai al punto da provocare la caduta dell’impero (specialmente) romano, insieme alla disfatta delle “provincie” sindacali (la ritirata dallo sciopero dell’Usicrai –sindacato giornalisti Rai-, protettore dei lavoratori potenti o raccomandati, è un’avvisaglia). Sarebbe già una grande rivoluzione, paragonabile a quella di Spartaco contro i grandi oppressori. Sì, Renzi come un novello Spartaco, ci piacerebbe! Magari con una impennata di spartachismo tedesco (Rosa Luxemburg), ovviamente variando i tragici esiti. Di conseguenza, il cambiamento della denominazione RAI in KAI (Kabinett Anregend Idee), un gabinetto/centro/servizio stimolatore (Anregend) di idee. Insomma, una bella mazzata e l’Italia finalmente destata (rima baciata voluta). Riscattata dal torpore, turgore, rumore televisivo. Auspichiamo pure dal malaffare indecoroso e da un governo energicamente “risanato”.
Giorgio Maulucci
Tags: Alessandro Cozzolino, Giorgio Maulucci, Rai
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