IL PD “RICONOSCIUTO”
Continuiamo a sentirci in sintonia con E.Scalfari soprattutto su due punti: la mis-credenza religiosa (per non parlare della religione di Stato,inaccettabile), ma l’assoluta convinzione dell’esistenza di un essere superiore e l’ammirazione per papa Francesco; i dubbi su Matteo Renzi pur riconoscendone la estrema e positiva necessità. Nell’ultimo editoriale (La Repubblica, 20.07) l’illustre vecchio riprende l’ormai nota “fabula” del Renzi omerico, secondo lui non paragonabile ad Ulisse e tanto meno a Telemaco, praticamente eguagliabile ad uno dei Proci. E la “fabula” del Renzi super riformatore (mancato): “Renzi continua a dire che ci ha messo la faccia. Non vorrei che finisse come quella vecchia battuta di Petrolini”. Quanto a Telemaco non siamo d’accordo avendo riscontrato, invece, un positivo parallelismo tra i due (vedi nostro articolo La generazione di Telemaco) mentre Scalfari, evidentemente, vede in Telemaco un essere senza midollo a confronto dell’energico e spericolato Renzi. A parte gli epici riferimenti il quadro politico nazionale appare ogni giorno più complesso e inestricabile, anche per la resistibile e perdurante incombenza di Berlusconi. Assolto, come volevasi dimostrare. Potremmo scomodare Machiavelli, anche Lombroso ma ci asteniamo. Siamo stanchi di rimestare nella mota della politica subdola irrimediabilmente nemica del paese, giudici compresi. La cui infallibilità spesso contrasta con la giustizia. Volendo trovare un titolo a quanto accaduto (l’assoluzione di B.) e sta accadendo ci viene in mente “Pornografia” (romanzo di W. Gombrowicz). Sappiamo che la pornografia non è soltanto riferita alla cosa sessuale ma può intendersi in senso lato. Come l’Eros per Platone si sublima nella filosofia così il Porno (prostituto/a), in molte circostanze, si sublima (negativamente) nel sociale introflettendosi in esso. Siamo oramai immersi in una dilagante pornografia di cui lo stesso Renzi suo malgrado è vittima causa i grovigli perversi che lo vincolano, non esclusi quelli europei niente affatto trascurabili. Visto che di Europa oramai si parla come della panacea o della “trincea”, pensiamo ad un altro mito utilizzato da Antonio Salieri, il rivale di Mozart, per la sua opera “Europa riconosciuta”, rappresentata nel Nuovo Regio Ducal Teatro di Milano nel suo “primo aprimento” (agosto 1778). Si tratta di una storia mitologica intessuta di intrecci amorosi, gelosie e rapimenti, ma anche di ripensamenti “diplomatici”. Insomma, un iter accidentato con lieto fine; quel che tutti noi oggi auspichiamo. Europa, principessa di Tiro, fu promessa in sposa ad Isséo ma il re di Creta, Asterio, la rapì dalla reggia paterna e la sposò in segreto. Il padre, dopo aver tentato invano di ritrovarla, decise di lasciare il trono alla nipote Semele innamorata di Isseo. Si susseguono guerre, catture, morti finché il popolo di Tiro acclama Europa regina quale legittima erede al trono. Ma lei vi rinuncia in favore di Isseo e Semele che lei stessa riunisce benedicente. Un atto di giustizia ed equilibrio, di una supremazia morale che attesta la sovranità di Europa finalmente riconosciuta (mi si conceda l’irriverente licenza: un rifacimento metaforico dell’opera con la Merkel nei panni di Europa!). Abbiamo apprezzata l’insistenza con cui l’onorevole Zanda (capogruppo PD del Senato), intervenuto in uno degli incontri alla recente festa dell’Unità- PD di Latina, ha parlato dell’ ineludibile dovere di sostenere l’impegno per e con l’Europa; che un altr’anno volentieri tornerà ad essere presente alla medesima festa purché essa sia incentrata fondamentalmente sul tema europeo. Una Europa “riconosciuta” a tutti gli effetti, finalmente matura e libera da remore, rivalse o pregiudizi. Grazie a Renzi il PD, dopo un deprecabile letargo durato troppo a lungo, oggi esiste ed è manifesto. Magari ancora sulle grucce, ma obiettivamente rinsaldato nello spirito nonostante gli inevitabili, inossidabili dissidenti. A Latina diremmo che sta resuscitando con apprezzabili indizi non ultimo quello elettorale per le europee (attendiamo con curiosità le elezioni del prossimo sindaco). Lo ha dimostrato in questa festa sobria nei toni e nella forma, non priva di sostanza ideologica. Intendiamo della ideologia in senso storico-critico, dunque anche autocritico. Della “Ideologia tedesca” secondo Marx (datata 1845-46), che forse molti politici farebbero bene a rileggere. Per questo oggi più che mai è importante la visibilità del partito (PD); che non si facciano passi avventati e non si pecchi di superficialità o pressappochismo. Specie su aspetti di notevole importanza quali la cultura, cui è stato dedicato un incontro-dibattito importante sul tema “Lazio creativo e le politiche per i giovani”. Sono intervenuti i consiglieri regionali Enrico Forte, Gian Paolo Manzella (assente il responsabile Cultura del PD provinciale per cause di forza maggiore). Si è parlato degli Sturt-up culturali, della cultura d’impresa, del bando sul “Fondo della creatività per il sostegno e lo sviluppo di imprese nel settore delle attività culturali e creative” (L.R. 13/2013 –art. 7), che prevede un finanziamento totale di 1,5 milioni di euro. Il consigliere Forte, che conosce molto bene la realtà locale e provinciale, oltre ad illustrare le enormi risorse del potenziale umano presente nella città e nel territorio nonché la realtà dei molteplici luoghi o siti ancora da valorizzare, ha ribadito quel che da anni andiamo dicendo e lamentando: il mancato impiego di quelle potenzialità per innegabili colpe politiche, per miopia o valutazioni errate. Ha insistito che ormai le premesse ci sono tutte e non si può più rimandare disponendo (la città e il territorio) di una riserva eccezionale di giovani in attesa. Non abbiamo ben compreso, pero’, se trattasi di un prologo o di un copione già pronto. A proposito: si è accennato anche alla cosa teatrale, alla necessità di creare una sede ed una compagnia stabile in senso stretto e lato: questione annosa e mai seriamente affrontata. Ma la cultura non si restringe ovviamente al teatro riguardando l’insieme e il coacervo delle idee, delle sinergie e della dialettica. Sono troppi anni che sentiamo questi discorsi e ancora non si è fatto giorno in materia. Cultura e creatività sono parole e concetti impegnativi, soprattutto non settoriali. Si guardi, ad esempio, a due diverse realtà, il Piccolo di Milano e il teatro Argentina di Roma. Il primo fa cultura per la città offrendo un servizio pubblico ad ampio spettro culturale dunque sociale, a prescindere da Luca Ronconi (regista e direttore artistico); il secondo, nell’ultimo decennio, ha espresso l’operato di questo o quell’attore o regista, di per sé ineccepibile, ma altra cosa dal fare cultura (restano isolate le proficue esperienze al tempo della direzione artistica affidata prima a Ronconi, poi a M. Martone, fermo restando che il clima culturale romano è molto diverso da quello milanese). La cultura è un serbatoio inesauribile di investimento economico e produttività. Il PD oggi deve far leva sull’ essere stato finalmente “riconosciuto”, dimostrando di sapersi e volersi schierare a favore delle creatività congenite al paese. L’attuale ministro alla cultura D. Franceschini è sulla strada giusta sia per sensibilità sia per competenze e cognizioni, che non sono ovviamente specificamente teatrali o letterarie. Come lo è stato a suo tempo Renato Nicolini. La cultura è un’arte che esula dal palcoscenico. Per dirla con Beckett è un “atto senza parole”: non si recita, si esercita. Perciò esige che sia stata acquisita e applicata in un percorso estremamente variegato, in nessun modo mistificato. Essa dovrebbe manifestare costantemente lo sforzo (immane) della ricerca di una razionalità aperta contro le angustie di ogni atteggiamento “razioide”. Soprattutto nella attuale situazione politica italiana. A questo deve mirare un partito finalmente risorto –il PD-, rinunciando finalmente alla chiacchiera e imboccando la salutevole via del “silenzio” cioè del pensiero come azione. Alla domanda : “ti sophòn ?” (cos’è la sapienza?) le Baccanti (Euripide) rispondono: “sophòn d’où sophìa” (ciò che è considerato saggio, non è sapienza). Noi diciamo: ciò che è considerato semplice parola o buon senso comune non è cultura. La quale, invece, si sedimenta nel silenzio del pensiero, in un disegno della mente; si risolve in un progetto condiviso. Certamente ha un fine; certamente non ha una fine. La cultura e l’ideologia non devono perciò intendersi nell’accezione negativa di false idee o di un falso sapere (gli intellettuali tedeschi intesi come ceto separato donde la critica di Marx nella “Ideologia tedesca”). Il PD oggi deve salvaguardare la propria visibilità ed identità puntando sulla cultura dell’azione “silenziosa” ma fortemente espressiva ed invasiva. Come ha ben capito il ministro Franceschini. Che si stenta ancora a capire in una città chiamata Latina, che indugia suo malgrado a rinunciare di rispecchiarsi compiaciuta nel Canale Mussolini; che non disdegna di passeggiare nostalgicamente in una improbabile, nuova via denominata Giorgio Almirante (una recente proposta del Consiglio comunale). Al Pd “riconosciuto” spetta il non facile compito di mettere a tacere la chiacchiera (doxa) e insistere sulla consistenza ed incidenza della cultura come conoscenza(epistème) e valore sociale. Per la crescita civile.
Giorgio Maulucci
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