LA SOGLIA DELLA FELICITA’
Intervento del Dott. Fabio Ricci nella C.C. di Latina.
Ci sono vari tipi di eventi, ad ogni livello. L’incontro del Dott. Fabio Ricci -chirurgo oncologo, specialista del tumore al seno- con le detenute della Casa Circondariale di Latina, sabato 27.06, ha segnato una tappa importante nell’ambito delle varie attività previste nel carcere. Non solo per la delicatezza della materia, l’ovvio interesse per il problema specifico, ma soprattutto per il fascino di una comunicazione incentrata sul rigore scientifico, la medesimezza umana, l’estrema chiarezza e semplicità del linguaggio. Per l’arte di spiegare e divulgare la scienza medica sotto forma di intelligente ed avvincente affabulazione mostrando ad una platea “popolare” una serie di celebri seni ritratti da Caravaggio, Sebastiano del Piombo, Tintoretto, Tiziano, Raffaello il quale, col la celebre “Fornarina”, dipinse il seno più bello e perfetto in assoluto che sia stato mai dipinto. Per il resto, seni floridi, rugosi, recisi, anche imperfetti e brutti (La Notte di Michelangelo, due “sacche” apposte su un corpo virile), oggetto di una analisi capillare, edotta e nel contempo semplicissima. Il Dott. Ricci ha “educato” (tirato fuori) le presenti non solo all’ascolto attento, ma anche alla comprensione senza riserve del complesso problema. Il metodo Ricci (così potrebbe definirsi), peraltro, è stato collaudato con lusinghiero successo da numerosissime conferenze in Italia e all’estero, applauditissime, basandosi sulla coniugazione dell’utile –la parte scientifica- col dilettevole –il linguaggio iconico o visivo- e perciò percepibile ai più diversi livelli. Quanto alla particolarità dell’uditorio, ha meravigliato non poco come persone comprensibilmente prive di conoscenze artistico-mitologiche abbiano apprezzato moltissimo le leggende di Enea e Didone, Giuditta e Oloferne, dello “sciupafemmine” Giove che fa succhiare ad Ercole il latte dal seno di Giunone da cui la via Lattea etc., rendendosi perfettamente conto delle attinenze e congruenze col discorso scientifico. Particolarmente partecipato ed assimilato dalle detenute è stato il senso del percorso artistico-visivo cioè la “storicizzazione” del seno, l’importanza ed unicità di esso in una donna poiché segno di bellezza, sì, ma prevalentemente di “superiorità” e distinzione di lei nel mondo e in tutte le epoche storiche, fin dal’antichità. Ricci ha non solo illustrato, ma fatto toccare con mano l’importanza di essere donna, in qualsiasi luogo e a qualsiasi età. Rinunciare al seno, per una donna, significa essere defraudata della sua intrinseca natura (bellezza, eros, maternità, femminilità). Di qui il trauma e, conseguentemente, gli sforzi finora compiuti per limitare al massimo l’asportazione e, quindi, l’importanza, la necessità della prevenzione sia dal punto di vista chirurgico sia psicologico. A maggior ragione, oggi, che si registra un aumento almeno del 30-40% dei casi di tumori al seno di donne di giovane età. Alla domanda del perché il Dott. Ricci ha subito chiarito che la causa è dovuta al fatto che oggi si fanno i figli in età avanzata rispetto al passato: più la donna è giovane più è immunizzata spiegandone scientificamente le ragioni. L’illustrazione del “tumore sentinella” è stata esemplarmente esposta in forma di “apologo”, con linguaggio icastico ed insieme empirico o pratico e così pure l’aggressione delle cellule tumorali, che Ricci ha paragonato a dei “miserabili” che stanno là ab origine, in ogni organismo, in attesa di nutrirsi a spese di chi ci capita. E’ chiaro che in questi termini e a questi livelli di esemplificazione, sempre sul filo della correttezza della informazione e del rigore scientifico, è come se Ricci abbia compiuta una operazione divulgativa paragonabile al Dante o alla Costituzione di Benigni (!). Diversificate e congruenti sono state le domande, dalle più semplici alle più motivate. Al termine dell’incontro, le donne hanno tributato ad Dott. Ricci una vera e propria standing ovation a dimostrare gratitudine e sollievo. Molto opportunamente l’eccezionale “performer” ha sottolineato che il doveroso compito del medico è di supportare psicologicamente il paziente, di arginare il più possibile la paura e/o l’ossessione del vivere; di alleggerire il peso di chi è oppresso dal male come dovrebbe accadere anche in carcere. In questo senso l’intervento del Dott. Ricci è stato salutevole e rincuorante sotto ogni punto di vista. Egli stesso ha detto che è stata la prima volta per lui entrare in un carcere per esporre un problema di tale importanza e di ciò ha ringraziato la Direttrice, Dott.ssa Nadia Fontana, a sua volta entusiasta insieme ai non pochi agenti e personale di sorveglianza presenti in sala. Il prof. Maulucci, che lo ha presentato, ha evidenziato quanto siano importanti iniziative ed interventi del genere, di fatto culturali in senso ampio, molto più significative di certe “regole”, sottolineando che andrebbero superati o, almeno, snelliti iter burocratici o amministrativi che delimitano od ostacolano fortemente, a suo avviso, il campo e il ruolo educativo o riabilitativo delle/nelle carceri. Se ne ha testimonianza nel romanzo “Non mi abbracciare” di Elena Venditti, di recente pubblicazione (Aliberti Wingsbert House ediz.), tra autobiografia e storia italiana degli anni di piombo (anni Settanta, terrorismo, Nar etc.). Per alcuni mesi l’autrice fu ospite della C.C. di Latina. Appena entrata, chiese dei libri da leggere; dopo la intuibile trafila, glieli portano (dalla biblioteca), sceglie “L’amante di Lady Chatterley. <<[…] Mancano la copertina e le prime tre pagine, ma va bene lo stesso. Sono quasi a metà del romanzo ed è di nuovo mattina […]. Una vigilatrice, che non avevo ancora visto e che si chiama Cesarina, mi chiede di riconsegnare i libri perché il direttore del carcere ci ha ripensato. Cerco di avanzare una protesta. Mi pare assurdo. ‘”Ma sono libri della biblioteca interna, che male posso fare a leggerli”? “Ha detto che deve prima chiedere il permesso al pubblico ministero”. I libri mi vengono portati via. Passata qualche ora me li riconsegnano”>>. (E. Venditti). Basti tanto esempio! E’chiaro che in un paese come il nostro la cultura è soggiogata dalla non cultura, dall’assurdo e dal non senso specie nei luoghi cosiddetti di formazione scuola compresa. Auspichiamo che l’intervento del Dott. Ricci abbia un seguito, in loco e altrove (di cui non siamo informati), per il bene e l’utilità della collettività, delle persone libere e di quelle recluse in carcere. Lo ringraziamo (e con lui i tre collaboratori infermieri e medici che lo hanno accompagnato) per aver alleviato, quella mattina, il “male di vivere” e aver dimostrato che la felicità di vivere non è impossibile. Neanche in carcere se non viene lasciata fuori dei cancelli.
Giorgio Maulucci
Tags: carcere, Fabio Ricci, Giorgio Maulucci, Latina
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