Latina, 80 anni e… sentirli
1932-2012. La città di Latina spegne 80 candeline.
Una città la nostra, giovane sulla carta d’identità, giovane nell’età anagrafica dei suoi cittadini, ma vecchia nei modi di fare e di pensare. Credere che il solo fatto di conoscere o aver conosciuto personalmente, tanti di coloro che hanno contribuito a fondare Latina la renda automaticamente nuova e vicina alle nostre esigenze è infatti solo un’illusione.
Da prima della sua fondazione ufficiale, e quindi in tutto il periodo della bonifica, la terra pontina è stata un luogo di sviluppo, di lavoro, di occasione, di crescita e di opportunità. Questa vocazione è stata mantenuta per lungo tempo, e con il passare degli anni la prospettiva che la classe politica è riuscita ad attribuire a questa realtà, è stata quella di una zona agricola ed industriale, grazie anche agli aiuti economici provenienti dalla cassa del mezzogiorno per lo sviluppo del sud del Paese.
Com’era inevitabile (e anche giusto) i rubinetti del governo nazionale che innaffiavano l’economia pontina sono andati col tempo a chiudersi.
La classe dirigente locale però non si è fatta trovare pronta. Negli ultimi venti anni, se pur amministrata da un unico colore politico, la nostra città ha perso completamente la direzione, finendo per trasformarsi da luogo di occasione a terra difficile, da luogo d’immigrazione a terra di emigrazione.
Se la prima generazione di latinensi è stata in realtà un intreccio di esperienze, provenienze e usanze di persone arrivate da ogni parte d’Italia, l’ultima generazione, rischia di diventare quella di cittadini che nascono a Latina ma che poi vanno via per mancanza di opportunità.
Il 2012 è l’anno in cui siamo tutti impegnati a festeggiare ottant’anni di fondazione. Anche in queste ricorrenze però ci troviamo sempre a strizzare l’occhio a un tempo passato, ormai lontano e mai a disegnare un’idea di futuro.
Nella mia breve esperienza di consigliere comunale, iniziata un anno e mezzo fa, la cosa che più mi ha colpito e rammaricato è la totale assenza di progettualità. Dove si vuole portare Latina? Come questa amministrazione ha intenzione di farla tornare ad essere una terra di speranza? A quanto pare non è dato saperlo. Gli atti ufficiali del resto non incoraggiano. Basti pensare che nelle politiche giovanili le somme messe in bilancio sono state pari a zero.
Il Partito democratico, che ormai ha nel proprio DNA il ruolo di forza di governo anche quando si trova all’opposizione, non smette di fare proposte e di dire che la nuova fase economica di Latina non può prescindere da investimenti seri fatti nel turismo culturale, naturalistico e sportivo. È il momento di investire nel cosiddetto terzo settore, di farlo subito perché in un’Europa e un mondo che corrono non possiamo più permetterci di perdere altro tempo a guardarci indietro senza essere in grado di fare un passo in avanti.
In una situazione economica che è indubbiamente molto difficile la politica deve tornare a svolgere a pieno il proprio ruolo. La storia ci insegna che è proprio nei momenti di grande difficoltà che nascono le idee migliori e le opportunità più grandi. A noi il compito di individuarle e renderle concrete. Questo è quello che rende giovane una città, la sua mentalità e la sua visione del nuovo. Non la sua breve storia.
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