Non è un paese per “fossili”
L’inizio dell’era Trump ha segnato un duro colpo per la green economy: la cancellazione delle restrizioni sulle emissioni, varate dall’amministrazione Obama, e la frenata sugli accordi di Parigi riportano indietro di un secolo le leggi sulla protezione ambientale degli Stati Uniti. La volontà del nuovo presidente è quella di rilanciare l’economia basandosi su energie “fossili”, ovvero derivanti da petrolio e carbonio, senza imporre nessun vincolo sul loro utilizzo.
Mentre dall’altra parte dell’oceano la situazione sembra drammatica, in Europa e soprattutto in Italia la green economy risulta essere un settore in forte espansione.
Attualmente nel nostro paese ben oltre il 30% dell’energia elettrica prodotta deriva da fonti rinnovabili, mentre se consideriamo tutto il fabbisogno energetico siamo oltre il 17%, obiettivo fissato dall’Unione Europea per il 2020 e già raggiunto 3 anni fa. Questi due traguardi ci portano tra i primi posti in Europa nell’impiego dell’energia rinnovabile.
Su questo tema hanno sicuramente pagato le politiche messe in campo dal governo, che grazie agli incentivi stanziati da anni per gli impianti domestici, ha dato un enorme spinta all’intero settore: si stima che i piccoli impianti autonomi contribuiscono al 22% del totale nazionale. Inoltre circa un anno fa il governo Renzi ha stanziato 9 miliardi per il settore della green economy, con l’obiettivo di espandere capillarmente la “strategia verde”, con progetti per smart city e efficientamento degli edifici, oltre ai classici EcoBonus. Oltre agli importanti benefici ambientali, l’idea di investire nelle fonti rinnovabili assume un ruolo centrale per lo sviluppo di una mobilità alternativa, non più basata sull’energia fossile. Quello che si intravede all’orizzonte è un cambio di paradigma nella mobilità globale, cominciato con i primi modelli commercializzati di macchine elettriche Tesla, in grado di influenzare la geopolitica futura: questa rappresenta una sfida importante per il futuro, sfida che l’Italia e l’Europa tutta non possono permettersi di perdere.
Roberto Russo
Chi è Roberto:
Ciao, mi chiamo Roberto Russo e ho 26 anni. Sono nato e cresciuto a Latina, mi sono trasferito a Pisa dove ho studiato Chimica all’Università statale. Durante gli studi mi sono avvicinato alla politica studentesca, fino ad arrivare a ricoprire il ruolo di rappresentante degli studenti nel Consiglio d’Amministrazione dell’Università di Pisa. Finiti gli studi mi sono trasferito a Siena, dove attualmente lavoro in azienda farmaceutica.
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