SATYRICON ITALIA
Fino ad oggi abbiamo tenuto in sospeso il giudizio su Renzi e il suo operato. Alla luce dei fatti ed accadimenti recentissimi non abbiamo più dubbi: benché intempestivo lo assolviamo. Riconoscendogli peraltro il merito di aver messo comunque a nudo il tristissimo e ben noto immobilismo dell’Italia. Un paese refrattario a cambiare, a modificare lo statu quo, a rinunciare all’incontenibile impulso mafioso e al potere acquisito. Un Senato ed un Parlamento dove tutto il giorno si fa mercato della dignità ed dell’etica della politica così come accadeva nella chiesa al tempo di Dante (“là dove Cristo tutto dì si merca”). Una vergognosa dimostrazione di tutti i vizi e le pubbliche nefandezze di una classe politica allo sbando, di individui mercenari, di “lanzichenecchi” spregevoli ed inaffidabili. Si dice che a settembre la strategia di Renzi comporterà ulteriori sacrifici per gli italiani e di questo lo si accusa. In passato altri sacrifici furono imposti (D’Amato al governo), purtroppo necessari per superare la crisi. Ci fu qualche positivo risultato. E’ evidente che trattasi di scelte impopolari ai fini elettorali, dunque ogni volta rimosse, rinviate o annullate. Di questo passo non si farà mai giorno. Manifestare l’insofferenza e la stanchezza non paga. Da sempre il popolo ha subito i salassi e le angherie dei governanti (e dei sindacati), la schiena piegata dal basto. Lo denunciava già nell’Ottocento il Porta, il grande poeta meneghino: “Maledetti i politici secca-balle, cosa servono/tanti discorsi, tante ragioni? Già un basto infine/dei fatti bisogna portarlo […]/e quando questo basto ce l’abbiamo da avere/sulle spalle eternamente e senza remissione cosa/ne importa a noi che sia d’un gallo, d’un’aquila,/d’un’oca o d’un cappone?” (Carlo Porta, Poesie). Chiaramente ci devi stare. Se in Italia i sacrifici fossero stati ogni volta oltre che ben preventivati anche bene applicati da tutti i governi che si sono avvicendati, si sarebbe dovuto giungere ad un saldo più o meno definitivo. E allora di che cosa parliamo? Di un paese inguardabile nonostante la sua bellezza, che ogni giorno di più gli si ritorce contro. Una bellezza sempre più sinonimo di belletto, che si liquefa facendo risaltare impietosamente le fattezze degradate e sconce di un corpo corroso. Si guardi soltanto a Roma, capitale d’Italia e sempre più emblema sfasciato di essa. Recentemente è stata proiettata la copia restaurata del “Satyricon” di Fellini, uno dei suoi film a nostro giudizio più significativi dal punto di vista socio-politico. Si sa che il regista negava con garbata ironia un qualsiasi intento politico da parte sua, ma inevitabilmente un artista sa cogliere criticamente nel segno per essere figlio del suo tempo. Si ispirò al “romanzo” dal titolo omonimo di Petronio, autore dell’ età neroniana (I sec. post C.), coevo del filosofo Seneca, entrambi fieramente critici del governo di Nerone. Il suicidio dei quali, imposto dallo stesso imperatore, risultò una terribile denuncia del regime di cui lo scrittore delinea un quadro avvilente ed opprimente. Dominato dal personaggio di Trimalcione, un volgare riccone che consuma i suoi giorni tra bagordi e lussureggianti feste, contornato da una folla di cortigiani e parassiti ai quali assicura vitto ed altro. A rileggere sia Petronio sia il film si rimane attoniti per le scuoranti analogie e coincidenze tra la Roma di allora e quella di oggi, non paragonabili neppure alla Firenze corrotta e al “bordello” Italia fustigate da Dante. Roma oggi è davvero un corpo infetto e avariato. Anche il quadro fornito da Petronio è involontariamente politico. Seneca e lui stesso sono la cartina di tornasole mediante la quale emerge la megalomania e perversione di Nerone, soprattutto la macelleria morale, della pubblica decenza e della cultura. Con la conseguente, inevitabile degradazione sociale e il graduale imbarbarimento della grande tradizione classica e della sua lingua. Tanto basta per cogliere non solo analogie, ma riferimenti non certamente casuali a persone e personaggi ben noti agli italiani. Ai comportamenti paradossali e insensati di quanti si ostinano ad opporsi al risanamento e a volere “bruciare” l’Italia. Etimologicamente “satura” significa “piatto misto”. In tal senso l’ Italia, che per antonomasia è il paese degli spaghetti, è davvero “satirica” per essere composta o farcita di svariati ingredienti (politici), alcuni dei quali piccanti e stimolanti (Renzi ), altri insipidi, altri stomachevoli. Un paese, dunque, dove non pochi di quegli ingredienti oltre a provocare il mal di stomaco, obbligano ad una urgente lavanda gastrica (idest le elezioni). L’unico modo per depurarsi dei grilli, delle cavallette e dei bacarozzi che, come è ben noto, popoli di altre civiltà mangiano tranquillamente. Non sappiamo se come piatto unico o misto.
Giorgio Maulucci
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