Sole24Ore: Latina paga più di altri la crisi economica
Cozzolino (PD): “appena dopo Viterbo è Latina la seconda città d’Italia a pagare la crisi economica dal 2007 al 2013. Ciò che colpisce di questo dato è l’abbassamento dei redditi, la perdita del valore immobiliare e lo sconforto verso il futuro testimoniato dall’abbassamento dei laureati”
“Una fotografia dura ma necessaria per cambiare verso”. Così Alessandro Cozzolino commenta i dati pubblicati da Il Sole 24 Ore sulla crisi economica nelle maggiori città d’Italia. Secondo il più autorevole quotidiano economico del Paese Latina si attesta al secondo posto nella classifica nelle provincie in cui la crisi ha colpito di più.
“Secondo i dati de Il Sole 24 Ore – afferma Cozzolino – la provincia di Latina segue di poco quella di Viterbo tra le provincia più in crisi d’Italia. A testimoniare ciò ci sono dei dati altamente allarmanti come l’abbassamento del reddito pro capite (sceso da € 21.818 a €18.791) e del minore valore degli immobili (sceso, a mq, da €1.950 a € 1.400). Due fattori che hanno fatto sprofondare la provincia di Latina negli ultimissimi posti della classifica. Su questo secondo fattore (svalutazione degli immobili) pesano le numerose nuove costruzioni che da anni si continuano a costruire nonostante la richiesta non sia così elevata. Con migliaia di appartamenti ancora vuoti (per assenza di richiesta) e la continua corsa a costruire nuove palazzine (per volere dei costruttori) l’unico risultato tangibile è stato proprio quello della svalutazione degli immobili esistenti, e quindi, del potere di acquisto da parte dei proprietari. Nonostante questo dato sia evidente ormai da anni il comune di Latina continua a dare concessioni ai privati, a far costruire nuovi palazzi e a boicottare l’esigenza di un’edilizia pubblica ormai più che necessaria”.
Come ha affermato Mauro Meazza de Il Sole 24 Ore, il dato più preoccupante è la scarsa fiducia delle famiglie verso il futuro presente nelle città più in crisi. Scarsa fiducia che si riscontra in una dato tangibile: il minor numero di ragazzi iscritti all’università e che concludono il proprio percorso di studi.
“Questo è sicuramente il dato peggiore che emerge da questa ricerca – afferma Cozzolino -. Non poter investire sulla formazione e sullo studio dei ragazzi di oggi vuol dire fermarsi e fermare la città. In questo modo non avremmo via d’uscita e la città sarà condannata a regredire”.
“E’ compito delle istituzioni – conclude Cozzolino – salvaguardare il futuro dei giovani con investimenti nell’università, nella biblioteca, nei musei, nelle attività culturali e nelle scuole di competenze. Tutto questo servirà per uno sviluppo migliore della città. A ciò si dovrà aggiungere un piano organico per le nuove costruzioni. Non è più possibile costruire ovunque e senza alcun criterio. In questi punti l’amministrazione ha pieni poteri e potrebbe contribuire in maniera attiva a migliorare quegli incidi che ci condannano a restare sul fondo della classifica”.
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