DANTE, “COMICO” DELL’ ARTE POETICA
Ricorrono i settecentocinquant’anni dalla nascita del sommo poeta (1265-1321). In un modo o nell’altro quell’Italia da lui definita “serva” –che ancora è “in una selva oscura!- cerca di celebrarlo alla meglio, asservita com’è alla corruzione dilagante e ai poteri d’ogni risma. Italia dei dis-valori o dei valori sommersi o dei massimi valori (artistici, culturali, paesaggistici e che altro?) defraudati e deprezzati. Dove, se capita, accade di ricordarsi pure delle antiche glorie. Benigni, tornato alla carica con Dante (su Rai5 e altrove, live), a dire il vero comincia a stuccare. Gli riconosciamo il merito divulgativo ed anche attualizzante, ma non abbiamo mai sostenuto il tono e lo spirito inadeguatamente “comico” delle sue letture-interpretazioni, da commedia aristofanesca più che dantesca. In Dante, infatti, il comico riguarda lo stile, popolare sì ma non ridanciano pur non mancando al poeta una sottile, talvolta amara ironia.