#VistoDaFuori Referendum Catalogna: Barcellona sfida Madrid
Il 1 Ottobre è stata una giornata segnata da scontri e violenze con l’intervento costante della polizia nazionale, intenta ad impedire lo svolgimento delle votazioni, sgomberando seggi e sequestrando urne. Questo, devo dire, mi addolora molto, ma purtroppo è quello che accade dopo anni di politiche mal gestite, sia a livello nazionale che regionale. L’indipendenza catalana ha radici antichissime, ma oggi scalpita come ai tempi della guerra civile, anche a causa della crisi economica, che ha fatto precipitare i rapporti tra Barcellona e Madrid, perché parlando chiaramente, in questa forte tensione, i soldi hanno il loro peso, infatti non a caso la Catalogna risulta essere la comunità autonoma spagnola più indebitata.
Il presidente catalano Puigdemont grida all’indipendenza non rendendosi conto dei dati ufficiali di quello che viene chiamato Referendum, ma che in realtà non ha alcun valore legale. Per un numero totale di 5.300.000 chiamati alle urne i votanti sono stati solamente 2.262.000 (ossia il 46%). I SI sono stati 2.020.000 (pari al 90%), mentre i NO si sono fermati a quota 176.000 (7,8%). Quindi può essere considerata come una vittoria, ma di una certa proporzione se pensiamo infatti che più della metà degli aventi diritto non si è recata al voto e una parte, seppur minima, dei votanti si è espressa per il no potremmo dedurre che la maggior parte dei catalani non è favorevole all’indipendenza.
Non a caso il premier spagnolo Rajoy commenta cosi quanto accaduto: “Oggi abbiamo constato la forza della democrazia spagnola, perché il referendum voleva liquidare la Costituzione senza tener conto dell’opinione degli spagnoli” ma “semplicemente non è esistito”. Parole che condivido pienamente.
Il giorno dopo la votazione finalmente l’Unione Europea rompe il silenzio ed a prendere parola è il presidente della Commissione Europea Jean-Cladue Juncker che ha definito il Referendum illegale, invitando tutti gli attori a muoversi rapidamente dallo scontro verso il dialogo, precisando però che l’UE non avrà alcun ruolo nel favorire lo stesso, poiché l’accaduto viene considerato come un fatto interno alla Spagna, soprattutto per la paura che possa scaturire un effetto domino tra le regioni europee per la richiesta d’indipendenza ed anche perché siamo appena usciti da una crisi economica e di certo l’ultima cosa che si vuole è aprire una nuova crisi politica. Bisogna andare avanti non tornare indietro!
Giulio Chiabra
-Ciao, mi chiamo Giulio Chiabra e sono classe ’89; mi sono laureato all’Universita’ “La Sapienza” in Management e Diritto di Impresa, completando gli studi conseguendo un Master in Europrogettazione a Bruxelles. Dopo aver viaggiato quasi in tutta Europa e dopo aver speso quasi due anni vivendo tra Spagna (come studente)e Belgio (come lavoratore), nel 2015 ho deciso di stabilirmi a Bratislava (Slovacchia), dove attualmente lavoro per IBM come analista finanziario responsabile per il Centro-Est Europa ed Africa per quanto riguarda il settore delle risorse umane. Perché ho accettato di scrivere in questo Blog? Perché credo ancora fermamente nel valore e nella capacita’ della parola di indurre al cambiamento sia personale che globale.
Rigrazio Alessandro di avermi coinvolto in questo progetto per offrire un punto di vista diciamo “da fuori”-.
Tags: #VistoDaFuori, Alessandro Cozzolino, barcellona, catalogna, catalona, Giulio Chiabra, indipendenza, madrid, referendum, spagna
Trackback from your site.