L’omeopatia e il pensiero magico
Nelle ultime settimane si è riaperto il dibattito nell’opinione pubblica sulle medicine alternative dopo il tragedico episodio del bambino di Pesaro morto per un’otite curata con l’omeopatia: morire nel 2017 per colpa di un’infezione facilmente curabile ha destato molto scalpore e preoccupazione. Il tema della medicina alternativa è stato oggetto della trasmissione In 1/2 ora di domenica scorsa, dove Piero Angela e Roberto Burioni hanno illustrato la crescente disaffezione verso la scienza tradizionale a favore di quello che è stato ribattezzato “pensiero magico”. Le cifre confermano quanto affermato dai due scienziati: si stima che in Italia l’omeopatia venga utilizzata da 8 milioni di persone, per un fatturato complessivo 300 milioni di euro all’anno, facendo del nostro paese il terzo mercato più redditizio d’Europa.
Ma cosa ha trainato il boom dell’omeopatia e la fiducia nella medicina alternativa, fino al caso estremo del bambino di Pesaro?
Da una parte c’è sicuramente la volontà di orientarsi verso dei prodotti che siano il più possibile naturali e privi di effetti collaterali, anche arrivando al paradosso di impiegare un prodotto in cui manca il principio attivo vero e proprio, ed allontanarsi dalla farmacologia tradizionale, percepita come piena di effetti collaterali e composti tossici.
Inoltre la medicina alternativa prende piede in tutti quei campi dove l’azione della medicina tradizionale è limitato: la speranza che si possa guarire una persona anche nei casi in cui non si può far nulla con le cure classiche spinge a provare altre vie, spesso descritte come quasi magiche.
L’avanzare di questo fenomeno ha fatto si che diverse istituzioni sanitarie si siano mosse per cercare di regolamentare questo settore: negli Stati Uniti ad esempio, su qualsiasi prodotto realizzato con i principi base dell’omeopatia si troverà nell’etichetta l’avvertenza che “non ci sono prove di efficacacia” che garantiscono risultati nel loro utilizzo; in Australia il National Health and Medical Research Council ha prodotto una bozza nella quale ha definito non etico l’uso dell’omeopatia per via della sua inefficacia. Infine anche l’Organizzazione mondiale della sanità ha recentemente dichiarato, dopo una disamina della letteratura scientifica mondiale sul tema, che l’omeopatia non è una cura e non apporta alcun beneficio, dato che non vi è in essa alcuna efficacia superiore al semplice effetto placebo.
In Italia purtroppo l’attuale situazione è ancora confusa: l’Aifa, l’ente preposto ad autorizzare i farmaci venudti in italia, non ha una linea chiara sui composti omeopatici, a questo si aggiunge la mancanza di una legge nazionale a riguardo. La speranza è che il governo e le istituzioni sanitarie italiane intervengano, al fine di evitare che altre vite vengano rovinate da approcci medici sbagliati: in primis producendo una legge chiara e organica, ma sopratutto portando avanti un’informazione capillare su cos’è l’omeopatia e su quali risultati porta: è fondamentale che l’idea che possa costituire una terapia completa venga cancellata e che chi decida di impiegare tali “medicine” perlomeno affianchi tale percorso con cure tradizionali.Roberto Russo
Chi è Roberto Russo:
26enne nato e cresciuto a Latina, mi sono trasferito a Pisa dove ho studiato Chimica all’Università statale. Durante gli studi mi sono avvicinato alla politica studentesca, fino ad arrivare a ricoprire il ruolo di rappresentante degli studenti nel Consiglio d’Amministrazione dell’Università di Pisa. Finiti gli studi mi sono trasferito a Siena, dove attualmente lavoro in azienda farmaceutica.
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