“Ora tocca a voi giovani”. Parla Giorgio Maulucci
Pubblico con piacere una riflessione del Dr. Giorgio Maulucci, già preside del Liceo Classico Dante Alighieri di Latina e indubbiamente uno degli esponenti di spicco della cultura locale.
-A settant’anni suonati sono felice e ripagato di poter tornare a “parlare” di sinistra. Da troppo tempo, infatti, come tanti tendevo “deluse le palme” in segno di sconforto fino ad una grande, inaspettata vittoria e una decisiva, meritata affermazione di Renzi. A proposito del quale sento il dovere di sottolineare che alle ultime primarie, in preda alla delusione bersaniana (ho sempre votato secondo l’antico sentimento politico), mi astenni (prima volta in vita mia) dichiarando –e scrivendo- che al punto “sinistro” in cui eravamo, avvertivo il bisogno di una verifica per non continuare ad essere deluso e gabbato finanche dalla “mia” parte. Il bisogno di attendere per capire-vedere se effettivamente la sinistra (PD) sarebbe riuscita finalmente ad uscire dalla situazione di stallo e di “stalla”. Una volta verificati i fatti seguiti alle intenzioni, con tutti i sentimenti avrei dato fiducia al politico dell’ultim’ora (Renzi). Nel frattempo, pur disapprovando il comportamento di Renzi nei confronti di Letta (che continuo a stimare); la sua ribalderia o spavalderia toscana (il profluvio verbale); associandomi alla linea di Scalfari (Renzi non mi è simpatico ma c’è del buono), l’ho tenuto sotto osservazione individuando in lui un istrione o mattatore politico di successo. Da non paragonare a Berlusconi (un guitto), nella maniera più assoluta a Grillo (commediante-cialtrone). E oggi, alla luce di un risultato storico per non dire epocale, sento di ringraziarlo non fosse altro che per averci salvato da un mostro, anzi da due mostri (Casaleggio e Grillo), che avrebbero decretato la fine dell’Italia e del suo popolo. Che pare, invece, aver voluto e saputo riscattarsi da una prolungata sciagurataggine scrollandosi di dosso lo spregiativo epiteto di “popolaccio” affibbiatogli dal Leopardi. Che si sarebbe guadagnato il consenso del Manzoni, il quale oggi avrebbe scritto di un popolo che dopo vent’anni di berlusconismo, nonostante la peste grillina, sembrava non avesse più un nome (“quel popol che nome non ha”), riacquisito, invece, nel “Maggio 2014”(ode postuma!). Il popolo italiano ha dimostrato, infatti, di essere consapevole del pericolo estremo incombente, del rischio di essere turlupinato da pagliacci e saltimbanchi. Anche a Latina dove incredibilmente il PD ha raggiunto il 30 % pur distinguendosi la città (come sempre) da altre, con Forza Italia al 25%. E da domani potremo dire col poeta (Leopardi) “Era il maggio odoroso…”! Abbiamo scritto ultimamente di attendere pazientemente che Renzi da grande istrione diventasse un serio attore del gran teatro della politica. Con il cuore di molto alleggerito riteniamo che, almeno per ora, abbia superato la prova. Non pretendendo subito miracoli impossibili, sentiamo di poter tornare non già a fare politica (non sapremmo farla) ma a parlare convinti di una nuova politica. Di un “risorgimento” della sinistra.
Giorgio Maulucci
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