“CON GLI OCCHI DEL DOPO”: LO SGUARDO DI TOMMASO (PARTE 2)
Figlio di povera gente, Tommaso attraversa tutte le fasi esperienziali della fanciullezza ed adolescenza. Di essa ha gelosamente e gioiosamente conservato, con l’acutezza del cuore e della mente, una sapiente semplicità, che traspare dalla levità della scrittura e limpidezza di una coscienza ed un rigore morale elevati, esemplarmente kantiani. Dove si sono sedimentati gli umori e i sudori, gli odori e i sapori genuini di un paese arcaico, dal mitico passato perennemente vivo in un presente antico e nuovo, in cui il tempo ciclico si alterna a quello lineare. Dove i pregiudizi e i malefici secolari si mescolano ai benefici della modernità, tra i più socialmente e democraticamente importanti la riforma della Scuola Media (anni Sessanta), preclusa nel primo dopoguerra alla maggior parte dei bambini appartenenti alla classe sociale subalterna; orientati, si sa, all’Avviamento, la scuola dei poveri e non intelligenti (!). Un paese dove il bambino di allora ritorna puntualmente ogni volta per mettere alla prova la su ingenuità adulta. Per ascoltare ancora, come in un sogno, il padre -“Il mio Omero”-, raccontare storie meravigliose, che incantavano grandi e piccini.