Quel Dario fu…Fo. Di Giorgio Maulucci
Giorgio Maulucci e il suo pensiero, diventato ormai un classico del blog.
“Non sono pochi quelli della mia generazione (settantenni) che hanno amato, condiviso e seguito Dario Fo non solo come attore, ma anche come obbligato punto di riferimento per i “rivoluzionari” di allora. I suoi spettacoli (La Comune) erano lezioni di politica, vitamine ideologiche e culturali. Anche per i non estremisti come noi che guardavamo con circospezione a certo extraparlamentarismo snob; che solidarizzavamo con la classe operaia purtroppo mai ascesa in paradiso (il film di E. Petri). Che cosa è stato “Mistero Buffo”? Un capolavoro di architettura mentale e teatrale. Il disvelamento dell’antiletteratura, la traccia cioè per leggere-insegnare la letteratura innervandola nel sociale, nel politico e, finalmente, nella realtà viva. Per non parlare delle commedie (sul caso Pinelli, Valpreda, la polizia e altro) dal taglio impeccabile della denuncia, della satira corrosiva e spietata. Giocava d’effetto, lui, sicuro della sua arte di comico sapientemente costruita sulla tradizione giullaresca e la Commedia dell’Arte. Uno Zanni ineguagliabile che sprizzava intelligenza e cultura, che scagliava battute “all’improvviso” con la simultaneità di fuochi d’artificio; improvvisazione la sua sempre d’autore e mai casuale (come in quella Commedia).