“NON MI ABBRACCIARE”: LA PASSIONE SECONDO ELENA VENDITTI
“Domattina cosa farò? Dove sarò a quest’ora? Quando sentirò Livio? Lo sentirò ancora? Forse mai più. Come farò senza i suoi occhi, il suo viso, il suo abbraccio? Ma a lui gli abbracci non piacciono. Non ama farsi abbracciare. Nemmeno da me”. Siamo alle prime pagine del bel romanzo-documento di Elena Venditti, “Non mi abbracciare” (Aliberti Wingsbert House ediz., 2015), prefazione di Aldo Cazzullo, postfazione di Luca Telese. Con una nota “epigrammatica” di Mariella Venditti (la sorella), che riassume, in certo senso il libro e mette a fuoco il personaggio. “Mia sorella a diciannove anni cominciò a farsela con i fasci, diventò fascista. Per gioco, per sfida, per bisogno di esserci oltre che di apparire. ‘Voglio passare alla storia’, era questo il suo chiodo fisso nei nostri giochi da ragazzine, ed è passata invece a una brutta storia” (M.V.).Una famiglia, i Venditti, comunista da sempre, il padre giornalista de l’Unità, poi di Paese Sera, comunista di ferro. Militante comunista la figlia Elena, FGC annessi e connessi, manifestazioni, botte dai fascisti etc. Dalla sera alla mattina, per amore, improvviso cambiamento di rotta e passaggio dall’altra parte con inevitabile trauma familiare, rifiuto e violente reazioni del padre.