L I L I’ P E R B E E N. Dedicato a Lilli Gruber
Uno scherzo in poveri versi parafrasando o ricalcando la celebre, bella canzone “Lilì Marleen” di Norbert Schultze, datata 1938, che dedichiamo a Lilli Gruber, conduttrice di Otto e Mezzo sulla Sette, da più di qualche settimana assente; ufficialmente per malattia, sostituita da Giovanni Floris. La Gruber è una giornalista di razza, una professionista di livello alto la quale, a quanto sembra, non ha mandato giù lo sgarbo di vedersi sottratta, all’ultimo momento, l’ospite Romano Prodi, requisito per la prima puntata della nuova edizione di Ballarò condotta ora da M.Giannini. La RAI è un altro problema italiano, una “sentina di vizi”, volgarmente parlando un porcaio quanto a dirigenze, intrighi politici o clientelari che dir si voglia. Rai-Tre, per la qualità dei programmi, ancora regge anche se pure là imperversano le baronie. Fazio, ad esempio, inappuntabile professionalmente; che spende bene il suo “tempo” (Che tempo che fa), ma che rischia di alienarsi la simpatia di chi come a noi non sfugge la sua subdola bonomia ed untuosa eleganza. Per spiegarci: è il classico barone di sinistra, aristocraticamente “fazioso”, che spopola grazie al peso di ospiti del calibro della Loren –ultima della serie, domenica scorsa-, la quale peraltro ha avuto il merito di farlo scomparire: grazie, Sofia! Si dirà che anche Mike Bongiorno, Pippo Baudo hanno imperversato a tempesta. Ma quelli non erano baroni ma “imperatori”, nel senso che possedevano un carisma, un talento artistico ed una verve che mancano a F.F., un chierichetto d’indole e d’ aspetto. Quando capirà che i suoi stupidi duetti con la inflazionata, oramai fastidiosa Littizietto sono stucchevoli, falsi e senza senso? Chissà. La nostra Lilli, invece, non fa una piega, elegante sì, ma nella sua morbidezza sa mordere. Il Fazio, invece, nel suo perbenismo, “lecca”. La Lilli, assolutamente perbene, non va mai fuori le righe mettendo sempre tutti in riga. E non è poco in trasmissioni dove gli incontri si trasformano in un serraglio (la Gabbia), o in una piazza che, per quanto pulita, sempre un mercato del pesce diventa. Per non parlare del resto. Prima di concludere ci permettiamo di dare un avvertimento a Crozza, per quel che può servire: attenzione a non insistere troppo sulla stessa nota (Renzi) poiché si finisce con lo stonare. Creato un personaggio guai a campare di rendita.
Giorgio Maulucci