“CON GLI OCCHI DEL DOPO”: LO SGUARDO DI TOMMASO (parte 1)
Non capita spesso di dover presentare un libro di un autore mai conosciuto prima e ritrovarsi, di colpo, a tu per tu con un compagno di strada, un amico di sempre. Una persona con cui scopri di aver condiviso, senza sospettarlo, esperienze di vita, professionali, interessi, passioni culturali ed intellettuali. In sostanza, accomunati dalla stessa Weltanshauung. Plutarco avrebbe potuto inserirli nelle sue “Vite parallele”! L’uno nato nel 1943, a Sperlonga (LT), sotto i bombardamenti, per sfuggire ai quali la madre pensò bene di rifugiarsi nella Grotta di Tiberio, di fronte alla loro casupola, dove lo partorì e lo allevò col latte di capra. L’altro, classe 1944, nacque durante lo sfollamento, nella campagna del frusinate (registrato ad Amaseno), in un casolare di generosi contadini, allevato col latte d’asina. Entrambi uomini di scuola, intellettuali laici, appassionati di cinema. Dopo aver pubblicato vari libri e scritti teorici o scientifici (di Filosofia, di cui è stato docente all’Università di Ferrara, dove vive in alternanza con Vienna, città della moglie), con pudore e discrezione Tommaso La Rocca confessa di essersi deciso a scrivere un libro diverso, autobiografico, in realtà, la storia di un’anima: “Con gli occhi del dopo”.